Come diagnosticare la PFIC
Il sospetto diagnostico di colestasi intraepatica familiare progressiva si basa sull’osservazione clinica, sull’imaging radiologico (risonanza magnetica con colangiografia ed ecografia) e istologico del fegato, nonché su test specifici utili ad escludere altre cause di colestasi infantile.

La diagnosi e la classificazione delle PFIC è possibile solo attraverso l’utilizzo del test genetico. Tuttavia, il numero di geni associati a queste malattie è in continuo aumento e l’incremento dell’utilizzo delle metodiche di sequenziamento genico e la possibilità di testare la funzione di questi geni in laboratorio sta incrementando la conoscenza della malattia e permette di associare i diversi fenotipi clinici di PFIC ai diversi genotipi.
Esami di laboratorio: le PFIC si caratterizzano per la presenza di acidi biliari elevati nel sangue (responsabili del prurito) con livelli di GGT più frequentemente normali ma che tuttavia posso anche risultare alterati in certe forme di PFIC (e.g. PFIC3, PFIC 6, PFIC 8, PFIC 9). Inoltre, come già ricordato è importante valutare i valori di bilirubina che possono essere elevati rendendo il paziente itterico e la carenza di vitamine liposolubili (vitamina K, E, A, D). Quando la malattia è avanzata ed è evoluta a fibrosi possiamo riscontrare agli esami ematici anche i segni di epatopatia avanzata come il defici di sintesi (ipoalbuminemia e allungamento dell’INR)9-14.
Imaging addominale: l’ecografia dell’addome e la risonanza magnetica con colangiografia sono fondamentali per escludere alterazioni delle vie biliari che nel caso di PFIC sono tendenzialmente normali o con qualche irregolarità non significativa. Possono essere utili anche per stadiare il grado di avanzamento dell’epatopatia e stadiarla adeguatamente. 6
Il test genetico si può eseguire con l’utilizzo di pannelli genetici che prevedono l’analisi di un gruppo di geni che sono tendenzialmente più associati alla malattia oppure attraverso l’analisi di tutto l’esoma (whole exome sequencing) che permette di analizzare tutta la porzione di DNA codificante proteine e quindi un analisi più approfondita. Tuttavia, servono centri esperti che pongano indicazione al test e che, unitamente ai genetisti, agevolino un’adeguata interpretazione dei risultati e la loro corretta gestione nella pratica clinica.
Pertanto, l’iter diagnostico per la diagnosi di PFIC prevede che, a seguito di una clinica compatibile venga
- eseguito un prelievo di sangue per la valutazione del profilo biochimico epatico (bilirubina, GGT, ALP, transaminasi, acidi biliari sierici, albumina), coagulazione, vitamine liposolubili. Tali prelievi verranno ripetuti periodicamente per monitorare l’andamento della malattia.
- Stadiata la malattia con l’utilizzo di ecografia dell’addome e risonanza mangetica con colangiografia per escludere malattie delle vie biliari.
- Valutato lo stato osseo con l’esecuzione di una densitometria ossea (la carenza cronica di vitamina D potrebbe portare ad un’osteoporosi/osteopenia precoce)
- Eseguita una biopsia epatica in caso di dubbio diagnostico o di ulteriore approfondimento o necessità di staging. Durante la biopsia epatica viene prelevato un piccolissimo campione di tessuto del fegato che poi verrà analizzato al microscopio. La biopsia epatica viene eseguita in regime di ricovero o day hospital a seconda dell’età e in sedazione nella popolazione pediatrica; i rischi della procedura sono bassi per la maggior parte dei pazienti.
- Per determinare il tipo di PFIC, viene effettuato un test genetico. L’esito dell’esame può richiedere un po’ di tempo per l’esecuzione e l’interpretazione in base al tipo di test eseguito14.