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Cirrosi epatica, dieta mediterranea migliora flora microbica intestinale e riduce ospedalizzazioni. #EASL2018

I pazienti con cirrosi epatica che seguono una dieta mediterranea ricca di verdure e prodotti a base di latte fermentato, yogurt, caffè, tè e cioccolato presentano una maggiore diversità microbica intestinale e un minor rischio di ospedalizzazione rispett

I pazienti con cirrosi epatica che seguono una dieta mediterranea ricca di verdure e prodotti a base di latte fermentato, yogurt, caffè, tè e cioccolato presentano una maggiore diversità microbica intestinale e un minor rischio di ospedalizzazione rispetto a soggetti che non seguono tale regime alimentare.



Questi sono i risultati di uno studio presentato durante il congresso EASL 2018 che ha arruolato quasi 300 soggetti negli Stati Uniti e in Turchia e ha mostrato una diversità microbica significativamente maggiore nella coorte turca rispetto alla coorte statunitense. (1) 



La cirrosi epatica rappresenta un’importante, crescente e prevenibile causa di morte in tutto il mondo, responsabile di oltre un milione di decessi all'anno (2). Il rischio di morte per cirrosi epatica si differenzia notevolmente tra i diversi Paesi ed è imputabile sia al tipo e alla qualità di alcol consumato sia alla presenza di infezioni da virus dell'epatite B e C. (2) Il gut microbiota (la cosiddetta flora intestinale ) è implicato nella patogenesi e nella progressione della cirrosi,(3,4) e una diminuzione progressiva della diversità microbica è stata osservata in soggetti sani, negli individui con cirrosi compensata e in quelli con malattia scompensata. (3)



"La dieta è il principale fattore che determina la composizione del macrobiota intestinale, ma attualmente esistono pochissime informazioni che la mettono in relazione alla diversità microbica e agli esiti clinici in pazienti con cirrosi", ha affermato Jasmohan Bajaj della Virginia Commonwealth University e del McGuire VA Medical Center di Richmond (USA) e autore principale dello studio. "Abbiamo quindi condotto uno studio per verificare la nostra ipotesi secondo la quale dieta e gravità della cirrosi interagiscano per determinare la composizione del microbiota nell’intestino e, in definitiva, gli esiti clinici nei pazienti con cirrosi epatica".



Lo studio ha arruolato tre gruppi di individui negli Stati Uniti (157 pazienti) e in Turchia (139 pazienti): controlli sani, pazienti ambulatoriali con cirrosi compensata e pazienti ambulatoriali con cirrosi scompensata. Tutti sono stati sottoposti a una dieta e a un’analisi del microbiota fecale e quelli con cirrosi epatica sono stati seguiti per almeno 90 giorni in modo da acquisire dati sulle ospedalizzazioni non elettive.1 La popolazione statunitense tendeva a seguire una dieta occidentale, costituita da una scarsa assunzione di alimenti fermentati (yogurt, ayran, latte cagliato) e un elevato consumo di caffè e bevande gassate, mentre la coorte turca seguiva una dieta di tipo mediterraneo, ricca di cibi fermentati e verdure. (1)



L'analisi delle feci ha evidenziato una diversità significativamente maggiore nel microbiota della coorte turca rispetto a quello della coorte statunitense, mentre non vi era alcuna differenza tra i controlli sani e quelli con cirrosi epatica nei soggetti turchi. Al contrario, nella coorte degli Stati Uniti, la diversità era più alta nel gruppo di controllo e più bassa tra quelli con cirrosi scompensata. Caffè, tè, verdure, cioccolato e latte fermentato hanno portato a una maggiore diversità, mentre il punteggio MELD (modello per la malattia epatica allo stadio terminale), l'uso di lattulosio e il consumo di bevande gassate si sono dimostrati predittori di una minore diversità microbica. Al follow-up di 90 giorni, nella corte statunitense si è registrato un numero significativamente più elevato di ospedalizzazioni per tutte le cause e per cause correlate al fegato rispetto alla coorte turca (p=0,016 per tutte le cause, p=0,02 per il fegato).(1)



"Questo studio dimostra come nei pazienti con cirrosi esista, da una parte, una notevole sensibilità della flora intestinale ai fattori dietetici, dall’altra, un legame tra dieta, diversità microbica ed esiti clinici", ha affermato Bajaj. "Si rendono quindi necessari ulteriori studi per valutare se i cambiamenti dietetici possano migliorare sia la diversità del microbiota sia l’evoluzione clinica in questi pazienti".



Annalisa Berzigotti dell'Università di Berna (Svizzera) e membro del comitato direttivo dell’EASL ha sottolineato l’importanza di questo studio in quanto ha dimostrato come una dieta mediterranea ricca di antiossidanti esplichi un effetto protettivo non solo nelle fasi iniziali della malattia epatica cronica, ma anche in quelle più avanzate. "L’utilità dei cambiamenti dietetici nel migliorare l’esito clinico dei pazienti con cirrosi è da testare mediante studi disegnati specificamente, che tengano conto di possibili fattori confondenti, ha dichiarato Berzigotti. “ In ogni caso questo studio avvalora le evidenze attuali riguardo ai notevoli e pleiotropici benefici della dieta mediterranea sulla salute umana".

Fonte: pharmastar.it

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