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Gli integratori di magnesio potrebbero proteggere il fegato dal paracetamolo

I ricercatori hanno rinvenuto evidenze su animali da laboratorio che indicano come il minerale sia in grado di prevenire i danni al fegato causati dal paracetamolo, grazie alla sua influenza sul microbioma intestinale.

Una nuova ricerca suggerisce che gli integratori di magnesio potrebbero aiutare a ridurre un effetto collaterale ben noto dell'antidolorifico paracetamolo. Lo studio ha dimostrato, su animali da laboratorio, che l'assunzione di magnesio per via orale potrebbe prevenire danni al fegato derivanti dall'uso del paracetamolo attraverso l'influenza sul microbioma intestinale. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per confermare definitivamente questo potenziale beneficio protettivo.

Il paracetamolo, assunto da solo o in combinazione con altri farmaci, è uno dei farmaci più utilizzati al mondo. Venduto genericamente, può alleviare la febbre e il dolore da lieve a moderato. Ma troppo paracetamolo può causare danni al fegato acuti e persino letali. Secondo uno studio del 2005, si ritiene che quest'ultimo sia la principale causa di insufficienza epatica acuta (negli Stati Uniti, con circa 56.000 visite al pronto soccorso, 26.000 ricoveri e 500 decessi attribuiti ogni anno al farmaco).

I danni al fegato causati dal farmaco sono il risultato del suo metabolismo nell'organismo. Un enzima chiamato CYP2E1 sembra essere il principale responsabile, poiché converte il paracetamolo in prodotti di scarto che possono essere tossici per il fegato quando presenti a livelli elevati. Pertanto, trovare un metodo sicuro per inibire l'attività del CYP2E1 durante l'assunzione di paracetamolo potrebbe prevenire il sovradosaggio e potenzialmente migliorare l'efficacia del farmaco stesso.

In uno studio pubblicato “Cell Host and Microbe”, alcuni scienziati in Cina e in California descrivono come il magnesio potrebbe risolvere il problema.

Il magnesio riveste un ruolo fondamentale per il mantenimento della salute di diverse parti del corpo, tra cui il cuore, e può influenzare positivamente l'attività di centinaia di enzimi diversi. Gli studiosi hanno avanzato l'ipotesi che il magnesio possa anche interagire in modo significativo con il microbioma intestinale, la comunità di batteri solitamente innocui o benefici che risiede nel nostro tratto digestivo. Al fine di verificare tale ipotesi, i ricercatori hanno condotto esperimenti su topi, suini e esseri umani. In uno di questi esperimenti, ad esempio, il team ha trapiantato nei topi, il microbioma intestinale di individui che assumevano integratori di magnesio, quindi ha somministrato ai topi alte dosi di paracetamolo.

Attraverso questi test, il team  dei ricercatori ha dimostrato che il magnesio può prevenire il danno epatico correlato al paracetamolo inducendo cambiamenti metabolici nel microbioma intestinale. Nello specifico, il magnesio orale sembrava stimolare il metabolismo dei batteri intestinali chiamati Bifidobacterium , portando ad un aumento dei livelli di un composto chiamato acido indolo-3-carbossilico (I3C), che poi si legava e inattivava il CYP2E1.

I risultati sono in gran parte limitati agli animali, quindi non sono la prova che le persone possano semplicemente assumere integratori di magnesio per proteggersi da un potenziale sovradosaggio di paracetamolo. Ed è troppo presto per sapere se il suo effetto protettivo possa essere facilmente applicato a tutti, dal momento che persone diverse e i loro microbiomi potrebbero rispondere in modi diversi al magnesio.

Ma i risultati offrono alcune nuove e interessanti prospettive per la ricerca, dice il team. Trovare un modo per aumentare i livelli di Bifidobacterium o I3C anche senza magnesio potrebbe aiutare a prevenire danni epatici acuti causati dal paracetamolo, ad esempio. E poiché si ritiene che il CYP2E1 sia coinvolto anche in altri tipi di insufficienza epatica, tali trattamenti potrebbero avere più applicazioni oltre a rendere il paracetamolo più sicuro.

In ogni caso, gli autori affermano che “in futuro saranno necessari più esperimenti con uno spettro più ampio di soggetti umani”.


Nota del redattore: il seguente pezzo è stato originariamente pubblicato sulla rivista GIZMODO in lingua Inglese


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